I romani e l’olio di oliva

L’olivo in Italia giunge circa 6-7 secoli prima dell’avvento dell’era cristiana, dapprima diffuso nel Mediterraneo orientale dai Fenici, e poi, dopo che i Greci ne avevano approfondito la conoscenza e le tecniche colturali, diffuso da questi ultimi anche nella penisola italiana ed in Spagna.

Sarà la Sicilia il punto di approdo della pianta dell’ulivo nel nostro paese, da cui poi si diffonderà in tutta l’Italia meridionale ed in seguito nel centro Italia ed in Toscana grazie all’impulso dato ala coltivazione dai Romani.

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In origine, per i greci, l’olio di oliva era già conosciuto ma non usato nell’alimentazione ma come unguento curativo e per la pulizia – Omero per esempio lo cita ma solo come unguento e non come alimento – ma quando fa la sua comparsa in Italia dell’olio di oliva erano già conosciute anche le proprietà nutritive ed era già consumato come alimento.

I romani terranno sempre in grande considerazione l’ulivo, tanto che in ogni territorio conquistato ne svilupperanno la coltivazione, e proprio l’olio sarà per molto tempo, uno dei tributi che le popolazioni sottomesse al potere di Roma dovevano versare.

Non solo ma i rametti dell’ulivo rappresentavano per i romani un simbolo di grande prestigio, ed intrecciati insieme con i rami di alloro come una corona che veniva posta sl capo delle persone più importanti e meritevoli.

Saranno proprio i romani poi a migliorare sia le tecniche colturali, sia, soprattutto, la costruzione dei primi macchinari efficienti per estrarre l’olio dalle olive ed i primi studi sui metodi di conservazione più validi.

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